13 anni dopo il film di Stefano Sollima tratto dal libro di Marco Bonini, tornano i celerini del Reparto Mobile di Roma, in ACAB, una serie in 6 episodi diretta da Michele Alhaique, prodotta da Cattleya e distribuita da Netfllix. L’unico reduce di Acab – All Cops Are Bastards è Mazinga, interpretato ancora da Marco Giallini, ultimo erede di quella polizia ancora scossa, nella pellicola di Sollima, ora produttore esecutivo, e nell’opera letteraria di Bonini, qui ideatore e sceneggiatore, dalle violenze del G8 di Genova del 2001, e ancora intrisa, in alcuni personaggi di allora, di ideologia nazifascita; simbolismo e riferimenti completamente scomparsi nella serie Netflix. I suoi colleghi di reparto sono Marta Sarri, interpretata da Valentina Bellè, Salvatore Lovato (Pierluigi Gigante) Pietro Fura (Fabrizio Nardi), Michele Nobili (Adriano Giannini). «In ACAB – ha spiegato il regista Michele Alhaique in conferenza stampa – la violenza viaggia su due binari paralleli. Quella visibile, fisica, messa in scena negli scontri. E un’altra, che viaggia più sotterranea e minacciosa, e condiziona in maniera più profonda i personaggi e le loro relazioni. Ognuno di loro affronta un percorso privato che lo porterà a scontrarsi con i propri affetti. Saranno questi conflitti a influenzare le azioni che compiranno con la divisa addosso. Mi sono interrogato a lungo su come potessi mettere al centro del racconto seriale una squadra del reparto celere. La serialità di genere si appoggia troppo spesso a personaggi che rischiano di diventare cliché o di costruire dinamiche con tono retorico. E questa possibilità mi spaventava moltissimo. Per riuscire a evitare ciò era necessario provare a vedere cosa c’è oltre la divisa. I quattro protagonisti (nati dalla penna di Gravino, Bonini, Dondi, Giordano e Pellegrini), ma di fatto l’intera squadra che raccontiamo, composta da dieci elementi, mi hanno dato la possibilità di indagare da vicino un mondo chiuso, con le sue regole, impossibili da decifrare se non avvicinandosi a piccoli passi e mettendo da parte il giudizio. Ho cominciato a lavorare con gli attori e a ragionare sulle relazioni dei loro personaggi e sui loro conflitti. Questo processo iniziato prima delle riprese mi ha permesso di vedere con quale lente avrei potuto portare il racconto in una sfera più intima. Qual è il limite al quale si può arrivare prima che la violenza esercitata e vissuta quotidianamente possa arrivare ad anestetizzare le emozioni? E, questo processo, è una forma di difesa inevitabile per sopravvivere in quel ruolo? Come si arriva a disumanizzare l’antagonista che si ha di fronte? La serie non si pone l’obiettivo di dare delle risposte ma proverà a portare lo spettatore dentro questo mondo affinché, attraverso le storie di questi personaggi, possa anch’esso porsi le stesse domande.»
Michele Nobili (Adriano Giannini) è un padre di famiglia di origine romana, ha vissuto molti anni a Senigallia, lontano da moglie e figlia, facendo il pendolare, prima di tornare stabilmente a Roma. Michele è rappresentante di una polizia nuova e democratica, che segue le leggi senza abbandonarsi alla violenza fine a sé stessa. Ha fatto carriera col sudore della fronte, ha idee liberali e vede nell’ordine l’unico vero argine al caos. Le sue convinzioni e i suoi ideali, però, vacilleranno nel momento in cui questo caos travolgerà la sua famiglia e la sua vita privata.
Marta Sarri (Valentina Bellè) è una madre single di una ragazzina di 13 anni, Marta è una delle poche donne del Reparto Mobile. È a suo agio in quell’ambiente fortemente maschile, dove si fa rispettare e dove ha trovato delle persone su cui può contare, in particolare sul collega Salvatore. È a casa che Marta fa più fatica a gestire la sua vita: vuole passare più tempo con la figlia e vuole tenerla lontana dall’ex-marito con cui ha avuto una relazione turbolenta, ma il caos che dilagherà dopo l’incidente in Val di Susa rischierà di farle perdere tutto. Salvatore Lovato (Pierluigi Gigante) è un veterano, ha combattuto nel Kurdistan Iracheno prima di unirsi al Reparto Mobile che è diventato la sua ragione di vita, tanto che è l’unico a vivere negli alloggi della caserma. Metodico e attento al proprio fisico, si allena tutti i giorni ed è marziale, quasi ossessivo, nel provare a prendersi cura di sé. Eppure Salvatore è incapace di intrattenere le più semplici interazioni sociali al di fuori della caserma, al punto da essere finito in una relazione a distanza con una donna che non ha mai visto. Pietro Fura (Fabrizio Nardi) è il vero caposquadra, è un “fratello” di Mazinga, affezionato al vecchio modo di fare polizia e contrario alle nuove idee liberali che i politici cercano di far entrare nel Reparto Mobile. Perché per Pietro è tutto o bianco o nero, o sei con lui o contro di lui. L’incidente in Val di Susa lo obbligherà a lasciare la Polizia, a cui aveva dato tutto, e a fare i conti con una vita al di fuori del lavoro per lui senza senso e con una moglie ormai stufa del loro matrimonio.